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Alcune poche incongruenze, leggendo le parole della signora Lidia e dei suoi sostenitori in data 5 gennaio 2010 alla voce eccesso di censura.
Non parlo di illazioni né di ipotesi, non parlo neppure di fatti, dal momento che soltanto una persona sembra abbia “osato”condannare avendo visto. Tutti gli altri non hanno visto nulla o mentono tacendo. Mi baso piuttosto sulle parole di tutti, pro o contro la signora in questione, e soprattutto sulle parole stesse della signora che se potesse farebbe indire una caccia all'untore.
Orbene analizziamo.
Se ci sono problemi fisici non si gareggia se lo si fa solo ed esclusivamente per divertimento. Altrimenti spiegatemi in che cosa possa consistere il divertimento, sempre che la signora sia in buona fede quando parla, se si mette a correre quattro giorni prima della vigilia di natale, con un tempo da lupi, infortunata e dolorante, sapendo di non vincere assolutamente nulla, né di essere qualificata. Potrei dire che sarebbe l'atteggiamento giusto e nobile di chi vuol semplicemente correre, e non di chi vuol correre a tutti i costi al di là di tutto e di tutti, ma purtroppo se si legge attentamente si capisce che non troviamo proprio nulla di nobile, neppure a sforzarci di credere, se non a lei, perlomeno ai suoi sostenitori. Le sue parole vengono definite “toccanti” e chi le difende dice d'avere un approccio alle cose “razionale” e scevro da eccessi emotivi.
Continuiamo ad analizzare.
Si è tentati quando si sa di commettere peccato, altrimenti in cosa consisterebbe la tentazione ? E lei stessa dice di essere stata tentata.
Se si corre da molti anni si conoscono alcune semplici regole.
Se si infrange la regola più universale che è quella di partire tutti all'unisono, come si possono far discendere poi tutte le altre varie regole, e soprattutto la regola che sta a tutti più a cuore, ovvero quella secondo cui l'ordine di arrivo decide chi vincerà ? Esopo ci narra la favola della tenacia di una tartaruga che parte allo stesso momento accanto ad una lepre ed arriva a battere per prima il traguardo. La tartaruga non dice: “Sono partita in anticipo, ho vinto, sono più furba di te” ma dice “ Non serve correre bisogna partire in tempo”.
Serve a ben poco dire che ci fossero “testimoni” che hanno lasciato la bella signora procedere indisturbata fino al traguardo, possiamo dire invece, che anche loro fossero complici o corresponsabili, o perlomeno poco interessati a far rispettare le regole, o ancor meno che bonariamente hanno chiuso un occhio. Sembrerebbe dunque che valga il detto “ chi va piano va sano e va lontano”, aggiungerei però “ma non a discapito delle altre”. In questo caso la signora non ha certo vinto il primo premio, ma è riuscita a partecipare alla gara, “andando piano”, come si conviene ad una signora “a modo”, e quindi non danneggiando ulteriormente il suo fisico già provato. Ce l'ha fatta persino a classificarsi, e a non contrariare le sue più temibili e più strette amiche-nemiche di ogni domenica, lasciandosi raggiungere e sorpassare. Ma poi dimentica di far passare avanti a lei tutte le altre. Se fosse stata corretta avrebbe dovuto far così , far passare avanti tutte, e non solo quelle che riguardavano la sua categoria. Non solo, ma anche se così avesse fatto , avrebbe goduto di quello che si chiama “largo anticipo” che permette poi comunque di potersi avvantaggiare risparmiando sul fiato. Non credo che a nessuna signora dalla 73esima alla 133esima posizione, faccia piacere essere scavalcata in graduatoria. Così facendo, la signora suo malgrado in causa, si fa beffe del duro lavoro altrui, e soprattutto cade nel ridicolo, e offende l'intelligenza di molti o forse soltanto di pochi, quando ci vuol far credere di essere scesa nel bel mezzo di una corsa, sospesa sopra una piuma. In realtà si è dimostrata spinta da una competizione sleale e malsana. Se ne dispiace e se ne scusa, addirittura chiede di essere “esclusa dall'ordine d'arrivo”, ma dal momento che non è nuova del mestiere, e lei stessa dice di essere” spinta inconsciamente dalla caparbietà a voler arrivare”, come possiamo crederle? E che prima imbroglia, e poi siccome le va male, trova mille giustificazioni e si scusa? Perché non si è scusata prima? Un prima semplicemente non poteva esserci a meno che la signora non avesse deciso di farci sapere in anticipo, e ribadisco solo e soltanto in anticipo, quali che potessero essere le sue intenzioni così poco “sportive”. Ma la signora era ben lontana dal sentire gravare su di sé quello che la tradizione giudaico-cristiana chiamava e dovrebbe chiamare ancora“senso di colpa”, e Kant ha scritto e riscritto inutilmente per molti.(Continua)
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